lunedì 22 febbraio 2016

Ulver - Eos



Giornatina “leggera” oggi.
Non si guarda indietro. Basta così.
Finita l’ultima mezzora con uno di quei rari pezzi che ti aprono il cielo, EOS degli Ulver da Shadows of the sun. È come risvegliarsi in mezzo all’africa la notte, lontano anni a piedi dal mondo degli esseri umani ed essere circondato dal tutto, senza esserne sopraffatto o spaventato. La vita è un fatto della vita. Questa è una di quelle rare serate cosmiche, quando la mente sopraffatta da tutto e da tutti ha bisogno di riprendersi tutto lo spazio che si merita e riabbraccia la terra, il cielo ed il cosmo intero. Siamo troppo piccoli, nascosti e sopraffatti da noi stessi che da migliaia e migliaia di anni ci siamo dimenticati chi siamo e perché siamo così, e probabilmente il perché non ha nemmeno bisogno di essere espresso in quando domanda non attinente ai fatti e le cose. Perché per cosa?
Siamo così piccoli, siamo così chiusi nel nostro piccolo io da scordarci che siamo piccoli esserini meravigliosi immersi nel cosmo, a bordo di un pianeta così piccolo che a pensarci bene vaga nello spazio, ruotando attorno ad una stella che si sposta a sua volta attorno a chissà quali linee di forza in una galassia che a sua volta si sposta e si trasforma e vaga… e così via, passando per super-cluster di galassie, di porzioni di universo che nemmeno sappiamo cosa cazzo sia e se ha senso definirlo in qualche modo. E noi, ancora qui, piccoli a chiederci il perché soffriamo per cose successe 25 anni fa, o a soffrire per diverbi con la ex e la paura di essere abbandonato, o di non riuscire a coltivare altri amici…

Stasera avrei voluto continuare a camminare per ore in strada, lentamente, così silenziosa, fino ad arrivare a chissà dove… stavo per fare la follia di andare in stazione, di prendere un treno qualsiasi, con un po’ di soldi in tasca ed andare chissà dove… poi mi son reso conto che è già difficile scappare da una nazione, da un continente, figuriamoci dal pianeta terra. La soluzione è che non ha davvero senso cercare il cosmo fuori di noi. Non ci son perché, non ci sono nemmeno i come. Sappiamo solo che siamo confinati in questa terra e che per sempre la materia di cui siamo fatti è destinata a rimanere in questa terra, per sempre, senza la possibilità che scompaia, ma solo che si trasformi in qualcos’altro. E visto che siamo destinati a rimanere per sempre qui, perché scappare? Scappare per andare dove? La soluzione è semplice: basta ricordarsi che la vita è più semplice di così, che noi amici, mariti, amanti, esseri viventi ci stiamo perdendo in un grande bicchiere d’acqua, sopraffatti dal nostro piccolo io, ingigantendo problemi che in confronto al cosmo sono inutili, inesistenti, e probabilmente mal posti. Noi creiamo problemi irrisolvibili nella logica che noi stessi abbiamo creato, e lo facciamo per arroganza, per godere delle gabbie che noi stessi abbiamo creato ed arredato. La vita è più facile di così, e lo è sempre stata per me, ora lo ricordo. Son sempre stato molto più leggero di questi ultimi tanti anni pisani. Ora riprenderò ad esserlo, facendo scivolarmi le cose di dosso… allontanatevi pure se volete, mi rimane il cosmo intero e me lo saprò far bastare.  

domenica 21 febbraio 2016

Il bullismo

Ci deve essere qualche oscuro motivo per il quale i bambini subiscono il bullismo. Vorrei tanto capire il perché è dovuto capitare a me. A furia di praticare il buddismo sta riaffiorando tutto alla luce. Ed è così doloroso a volte da spezzare il fiato. E' una lotta continua che non da tregua, che mi perseguita soprattutto nei periodi di stanchezza o debolezza. E' inutile negarlo, la mia vita è stata ed è tuttora pesantemente segnata dal bullismo, soprattutto quello psicologico, oltre che quello fisico. In tutti i campi, dalla poca comunicazione con la famiglia, agli attuali problemi che ho nel coltivare l'amicizia o le relazioni complesse, o i semplici legami amorosi, o il mio essere incomprensibile e timido, o l'aver paura di comunicare a livelli ancora più profondi, senza catene, senza vincoli, senza sentirmi auto-castrato, senza avere il timore di chi ho davanti.

Le incomprensioni con Elisabeth non sono altro che un espediente per far sfogare la violenza che ho dentro, violenza subita e che ora in qualche modo sputo fuori per depurarmi da questo veleno che da sempre mi segna l'esistenza e me la rende veramente dura e complicata,e non sono altro che un espediente per lavorare sulle ferite che per troppo tempo ho lasciato coperte e nascoste e che ora per la legge di causa ed effetto, sono diventate ancora più dolorose di prima, ed ancora più infette, rimaste senza cura per così troppo tempo.

In questi momenti mi viene da ripensare a mio cugino Antonio, a come gli volevo bene, a com'è una persona piuttosto chiusa in se ed a come ora ho smesso di volergli bene, almeno superficialmente. Da sempre so che ho smesso di volergli bene quando in qualche modo è stato complice della sassaiola che ho subito alle medie e che mi ha fatto rischiare di morire e mi ha fatto scappare in preda al terrore, con una psiche segnata dal pensiero che in quel momento non avevo nessuno accanto a me, nessun amico, nessun conforto, nessuna persona che evitasse che mi lanciassero i sassi. Mi viene ancora da piangere a quel ricordo, e per fortuna piango a dirotto, perché finalmente posso affrontarlo senza scappare. E scrivere, per quanto io odii scrivere solo di cose infelici e di sofferenze, è l'unica via per esprimere qualcosa che ho dentro da sempre...
Non ho smesso di volergli bene ad Antonio, ed un po' questo pianto me lo dimostra. Io non so se in qualche modo lui mi ha difeso o se ha lanciato i sassi anche lui, e forse non lo saprò mai visto che l'ho allontanato, però so che il rapporto con lui è stato disintegrato da quell'evento. E a guardarmi dentro vedo tante relazioni di amicizia o d'amore in cui sono coinvolto o lo sono stato, che sono in qualche modo messe in difficoltà da mie paure che non riesco ad esprimere a parole, parole che ho sempre soffocato e che solo ora ho il coraggio di esprimere più che posso, un po' per sputare il veleno. 

Io credo che ci sia un perché profondo nel bullismo che ho subito, non un semplice caso. Niente succede per caso. C'è qualcosa che devo ancora imparare grazie a queste dolorose ferite, probabilmente ad usarle per alleviare il dolore di chi come me ha subito queste cose da sempre fin da piccolo, si ritrova a 33 anni ancora paralizzato da cose successe 22-25 anni fa, per 6 anni continuativi che mai dimenticherò nemmeno nei dettagli. Per fortuna si può ancora piangere per fatti successi tanto tempo fa, per fortuna, perché sennò non saprei in che altro modo sfogarmi ora.

So solo che voglio usare questa sofferenza per alleviare quelle altrui, in qualche modo, spero il prima possibile. Almeno sarà servito a qualcosa, ed il perché che ho sempre cercato fin da piccolo sarà questo.