venerdì 8 luglio 2016

Eddie Vedder - End Of the Road


Won't be the last
Won't be the first

Find a way to where the sky meets the Earth

It's alright and all wrong
For me it begins at the end of the road

We come and go


Il più grande interrogativo di tutti i tempi. Cosa succede quando rimaniamo davvero soli?
e la solitudine terrena sarà mai meno lieve della morte solitaria? 

Fa strano aver a che fare con la morte. Son 10 anni che non vado ai funerali, come promessa nei confronti dei morti che li ricorderò per com'erano e non per la tristezza dei loro cari rimasti.
Poi muore qualcuno vicino a te caro e bisogna rimettere tutto in discussione. Tutte le scelte, tutte le direzioni.
Il buddismo assicura che la vita non finisce, che è solo un flusso, che la morte è solo un grande riposo dopo una vita di fatica, utile come la notte, per far riposare l'essenza della vita e permetterle di ripresentarsi sotto una forma cosciente, in base ad una sola cosa: "la scelta", la scelta di ripercorrere la via, di riniziarla da capo...
Ammetto che provare a credere in questa cosa è molto rassicurante a momenti.. fa quasi smettere di aver paura di vivere...


lunedì 4 luglio 2016

Pink Floyd - High Hopes



Beyond the horizon of the place we lived when we were young
In a world of magnets and miracles
Our thoughts strayed constantly and without boundary
The ringing of the division bell had begun
Along the Long Road and on down the Causeway
Do they still meet there by the Cut
There was a ragged band that followed in our footsteps
Running before time took our dreams away
Leaving the myriad small creatures trying to tie us to the ground
To a life consumed by slow decay
The grass was greener
The light was brighter
With friends surrounded
The nights of wonder
Looking beyond the embers of bridges glowing behind us
To a glimpse of how green it was on the other side
Steps taken forwards but sleepwalking back again
Dragged by the force of some inner tide
At a higher altitude with flag unfurled
We reached the dizzy heights of that dreamed of world
Encumbered forever by desire and ambition
There's a hunger still unsatisfied
Our weary eyes still stray to the horizon
Though down this road we've been so many times
The grass was greener
The light was brighter
The taste was sweeter
The nights of wonder
With friends surrounded
The dawn mist glowing
The water flowing
The endless river
Forever and ever


a presto. 

martedì 7 giugno 2016

Una canzone estiva

Ho voglia di una canzone estiva
fatta di chitarre ritmiche
di pasta e riso
di condimenti
di suoni che non sporcano
o che sporcano troppo forte
di un ritornello che esce da una finestra
di una voce molesta
di risate piccole per una barzelletta
una canzone lenta come la mia birretta
come una passeggiata
tra le onde del mare
come una marmellata e del pane già insecchito
come una serenata
in un tramonto già finito
una canzone estiva
come sabbia sui gommoni
una canzone estiva che si può canticchiare
una canzone estiva che non ha la pretesa di farsi ricordare


venerdì 6 maggio 2016

Non è mica un Giovedì qualsiasi

I soprannomi siamo sempre noi che decidiamo di riceverli, e non sono solo gli altri a volerceli dare. I discorsi non ascoltati non sono mai esistiti, così come le parole mai approfondite. Ci son sempre delle soglie che vanno varcate prima che le cose o le persone esistano effettivamente...
le soglie tipicamente son definite da sofferenze e limiti personali di tutte le persone coinvolte in una relazione, mai solamente quelle di uno solo. Sennò sarebbe come dire che le relazioni dipendono solo da una persona sola... e allora che relazioni sarebbero? sarebbero binari a senso unico. 

Tutte le volte che mi sento abbandonato da qualcuno è perché in realtà non sono mai stato afferrato del tutto... son stato solo una giacca scivolata dalle mani sull'orlo di un dirupo. Bisogna sempre tenerle a mente queste cose. Quando le persone non hanno il coraggio di accettarti totalmente per come sei fatto, non ti hanno mai preso, si sono solo illuse di averlo fatto, e quando le difficoltà diventano soggettivamente forti, eccole che cadono e vengono disperse dal vento come polvere, e man mano scivolano verso i ricordi. Per fortuna i ricordi che rimangono sono solo quei frammenti piacevoli, così che dopo un po', dopo il giusto tempo, tutte le relazioni son state tutto sommato piacevoli... sarà che ci si dimentica sempre di quanto era affilata l'unghia del dito che ti è entrato nel culo. Giusto per dirlo con un francesismo. Ci si ricorda solo di quanto era bello colorato lo smalto.

Nuovo giro, nuova corsa! Son io il Giovedì, non chi l'ha pronunciato per la prima volta, rimettendo insieme dei pezzi che erano solo miei. Pezzi che mi appartengono e che solo io posso riunire. 


lunedì 22 febbraio 2016

Ulver - Eos



Giornatina “leggera” oggi.
Non si guarda indietro. Basta così.
Finita l’ultima mezzora con uno di quei rari pezzi che ti aprono il cielo, EOS degli Ulver da Shadows of the sun. È come risvegliarsi in mezzo all’africa la notte, lontano anni a piedi dal mondo degli esseri umani ed essere circondato dal tutto, senza esserne sopraffatto o spaventato. La vita è un fatto della vita. Questa è una di quelle rare serate cosmiche, quando la mente sopraffatta da tutto e da tutti ha bisogno di riprendersi tutto lo spazio che si merita e riabbraccia la terra, il cielo ed il cosmo intero. Siamo troppo piccoli, nascosti e sopraffatti da noi stessi che da migliaia e migliaia di anni ci siamo dimenticati chi siamo e perché siamo così, e probabilmente il perché non ha nemmeno bisogno di essere espresso in quando domanda non attinente ai fatti e le cose. Perché per cosa?
Siamo così piccoli, siamo così chiusi nel nostro piccolo io da scordarci che siamo piccoli esserini meravigliosi immersi nel cosmo, a bordo di un pianeta così piccolo che a pensarci bene vaga nello spazio, ruotando attorno ad una stella che si sposta a sua volta attorno a chissà quali linee di forza in una galassia che a sua volta si sposta e si trasforma e vaga… e così via, passando per super-cluster di galassie, di porzioni di universo che nemmeno sappiamo cosa cazzo sia e se ha senso definirlo in qualche modo. E noi, ancora qui, piccoli a chiederci il perché soffriamo per cose successe 25 anni fa, o a soffrire per diverbi con la ex e la paura di essere abbandonato, o di non riuscire a coltivare altri amici…

Stasera avrei voluto continuare a camminare per ore in strada, lentamente, così silenziosa, fino ad arrivare a chissà dove… stavo per fare la follia di andare in stazione, di prendere un treno qualsiasi, con un po’ di soldi in tasca ed andare chissà dove… poi mi son reso conto che è già difficile scappare da una nazione, da un continente, figuriamoci dal pianeta terra. La soluzione è che non ha davvero senso cercare il cosmo fuori di noi. Non ci son perché, non ci sono nemmeno i come. Sappiamo solo che siamo confinati in questa terra e che per sempre la materia di cui siamo fatti è destinata a rimanere in questa terra, per sempre, senza la possibilità che scompaia, ma solo che si trasformi in qualcos’altro. E visto che siamo destinati a rimanere per sempre qui, perché scappare? Scappare per andare dove? La soluzione è semplice: basta ricordarsi che la vita è più semplice di così, che noi amici, mariti, amanti, esseri viventi ci stiamo perdendo in un grande bicchiere d’acqua, sopraffatti dal nostro piccolo io, ingigantendo problemi che in confronto al cosmo sono inutili, inesistenti, e probabilmente mal posti. Noi creiamo problemi irrisolvibili nella logica che noi stessi abbiamo creato, e lo facciamo per arroganza, per godere delle gabbie che noi stessi abbiamo creato ed arredato. La vita è più facile di così, e lo è sempre stata per me, ora lo ricordo. Son sempre stato molto più leggero di questi ultimi tanti anni pisani. Ora riprenderò ad esserlo, facendo scivolarmi le cose di dosso… allontanatevi pure se volete, mi rimane il cosmo intero e me lo saprò far bastare.  

domenica 21 febbraio 2016

Il bullismo

Ci deve essere qualche oscuro motivo per il quale i bambini subiscono il bullismo. Vorrei tanto capire il perché è dovuto capitare a me. A furia di praticare il buddismo sta riaffiorando tutto alla luce. Ed è così doloroso a volte da spezzare il fiato. E' una lotta continua che non da tregua, che mi perseguita soprattutto nei periodi di stanchezza o debolezza. E' inutile negarlo, la mia vita è stata ed è tuttora pesantemente segnata dal bullismo, soprattutto quello psicologico, oltre che quello fisico. In tutti i campi, dalla poca comunicazione con la famiglia, agli attuali problemi che ho nel coltivare l'amicizia o le relazioni complesse, o i semplici legami amorosi, o il mio essere incomprensibile e timido, o l'aver paura di comunicare a livelli ancora più profondi, senza catene, senza vincoli, senza sentirmi auto-castrato, senza avere il timore di chi ho davanti.

Le incomprensioni con Elisabeth non sono altro che un espediente per far sfogare la violenza che ho dentro, violenza subita e che ora in qualche modo sputo fuori per depurarmi da questo veleno che da sempre mi segna l'esistenza e me la rende veramente dura e complicata,e non sono altro che un espediente per lavorare sulle ferite che per troppo tempo ho lasciato coperte e nascoste e che ora per la legge di causa ed effetto, sono diventate ancora più dolorose di prima, ed ancora più infette, rimaste senza cura per così troppo tempo.

In questi momenti mi viene da ripensare a mio cugino Antonio, a come gli volevo bene, a com'è una persona piuttosto chiusa in se ed a come ora ho smesso di volergli bene, almeno superficialmente. Da sempre so che ho smesso di volergli bene quando in qualche modo è stato complice della sassaiola che ho subito alle medie e che mi ha fatto rischiare di morire e mi ha fatto scappare in preda al terrore, con una psiche segnata dal pensiero che in quel momento non avevo nessuno accanto a me, nessun amico, nessun conforto, nessuna persona che evitasse che mi lanciassero i sassi. Mi viene ancora da piangere a quel ricordo, e per fortuna piango a dirotto, perché finalmente posso affrontarlo senza scappare. E scrivere, per quanto io odii scrivere solo di cose infelici e di sofferenze, è l'unica via per esprimere qualcosa che ho dentro da sempre...
Non ho smesso di volergli bene ad Antonio, ed un po' questo pianto me lo dimostra. Io non so se in qualche modo lui mi ha difeso o se ha lanciato i sassi anche lui, e forse non lo saprò mai visto che l'ho allontanato, però so che il rapporto con lui è stato disintegrato da quell'evento. E a guardarmi dentro vedo tante relazioni di amicizia o d'amore in cui sono coinvolto o lo sono stato, che sono in qualche modo messe in difficoltà da mie paure che non riesco ad esprimere a parole, parole che ho sempre soffocato e che solo ora ho il coraggio di esprimere più che posso, un po' per sputare il veleno. 

Io credo che ci sia un perché profondo nel bullismo che ho subito, non un semplice caso. Niente succede per caso. C'è qualcosa che devo ancora imparare grazie a queste dolorose ferite, probabilmente ad usarle per alleviare il dolore di chi come me ha subito queste cose da sempre fin da piccolo, si ritrova a 33 anni ancora paralizzato da cose successe 22-25 anni fa, per 6 anni continuativi che mai dimenticherò nemmeno nei dettagli. Per fortuna si può ancora piangere per fatti successi tanto tempo fa, per fortuna, perché sennò non saprei in che altro modo sfogarmi ora.

So solo che voglio usare questa sofferenza per alleviare quelle altrui, in qualche modo, spero il prima possibile. Almeno sarà servito a qualcosa, ed il perché che ho sempre cercato fin da piccolo sarà questo. 


domenica 10 gennaio 2016

Si può soffrire anche senza odiare o scappare

E' difficile raccontare ciò che è successo oggi. Difficile perché è complicato lasciarsi andare ed avere il coraggio di comporre un promemoria per la mia vita. E' difficile, ma lo farò e basta.


Oggi è successo quel che spesso è successo con Eli... in un momento di mia sofferenza e di mia e sua apertura ed accoglienza, non ho avuto il coraggio di starci dentro fino in fondo, e di stare dentro al dolore ed alla sofferenza in maniera dignitosa. La mia mancanza di filtri ha fatto il resto... Raccontare un pensiero fittizio passato per la mente durante la disperazione del pianto, un pensiero temporaneo e giusto solo a metà: "la mia mente è contrastata tra il volerti bene, mille altri pensieri e l'idea che quando andrai a Malaga ti leverai dal cazzo.. e mi vergogno di questo pensiero e mi dilania". Testuali parole...



Come si può essere così crudi? E come si può scappare dalla spiegazione di questa frase? o meglio.. ci ho provato, ma non riuscendo a stare nella sofferenza, a viverla in maniera dignitosa, non son stato capace di raccontarla appieno, nonostante la buona volontà di aprirmi ed il coraggio di farlo realmente, ma parzialmente.

Si può soffrire. Si può confessare qualcosa. Ma bisogna soffermarsi sulla sofferenza, senza il timore di gustarla, per fare tesoro del suo sapore. Per renderla utile questa sofferenza, per renderla importante e profonda e matura, non più acerba. C'è da starci nella sofferenza. C'è da approfondirla ed usarla per farne tesoro ed aiutare gli altri nel momento in cui patiscono le stesse cose. E più semplicemente per usarla nell'esatto istante in cui avviene, senza scappare, magari senza filtri, o magari con filtri per le cose più temporanee e dettate solo dallo sclero e dalla confusione. 


Che casino stare nella sofferenza. Forse è l'insegnamento più importante che uno può apprendere... soffrire con dignità e completezza di se. Non è mai facile. Spero sia sempre possibile.


 

sabato 9 gennaio 2016

La comprensione e la crescita

Si cresce anche così. Credo soprattutto così. Con dure batoste e con pesanti schiaffoni. Anche quando la realtà è molto più complessa della facilità che la gente ha nel tirare schiaffi piuttosto che capire...


mercoledì 11 novembre 2015

Il Cactus

La prima volta che lessi questo post, di questa persona sconosciuta della quale seguivo spesso le vicende, rimasi molto colpito... mi ricordava parti della mia storia appena finita...

ieri come ora... questo post mi mette i brividi ed una malinconia senza limiti... ma anche una strana speranza...

* In My Secret.. The Silence *: Il Cactus:

E' come una piantina di cactus.
Le dai il tuo amore, la curi, l'annaffi, le parli.
Lei cresce, bella, gioiosa, verde.
I suoi aculei fanno male se premi troppo, ma se stai attento e ti limiti ad accarezzarli possono farti un dolce solletico.
Ed incredibilmente spuntano i boccioli.
Sono ancora chiusi, ma se hai pazienza presto li vedrai trasformarsi in brillanti fiorellini fucsia.
Ed è un buon segno, perchè vuol dire che le tue attenzioni sono state fondamentali per lei.
Vuol dire che l'hai amata nel modo giusto, e lei ti sta per ripagare dello sforzo fatto donandoti un fiore, due fiori, tre, di un colore così intenso e accesso, come l'amore che anche lei ha da darti.
Lei è pronta a ringraziarti per averla fatta diventare così bella, per averla amata, ma improvvisamente cominci ad essere impaziente.
Vuoi che i suoi fiori sboccino velocemente, subito, a comando.
Vuoi che anche deboli, e ancora un po' verdi, si aprano i boccioli.
E pressi, e premi, e insisti, e non dai più amore, ma imposizione.
La piantina ha i suoi tempi, non può fiorire a dicembre, deve aspettare la primavera, ma se avrai pazienza vedrai che gioia proverai
quando i suoi fiori sbocceranno per te.
Tu non vuoi sentire ragioni, pensi sia giunto il momento di ricevere, perchè hai dato troppo, perchè non hai voglia di aspettare.
Così smetti di innaffiare, e smetti di accarezzare.
Smetti di curarla, e insisti, insisti, insisti.
Insisti perchè questi boccioli si aprano ora, prima, non dopo.
Non sai che per ottenere ciò, non serve smettere di nutrire e pretendere, ma anzi, è necessario donare e amare il doppio.
Vuoi che i fiori sboccino subito? Allora non basta più la sola luce del giorno. Allora è il caso che la metti in serra, e che tu le stia vicino, notte e giorno. Le dovrai dare qualche rinforzante, dovrai starle vicino e seguire i suoi ritmi che tu hai sballato, e forse, solo così riuscirai a vedere presto un fiore.. Con un unico rischio però.
Che sì, si aprano i boccioli, ma che i fiori rimangano sciapi, deboli, e in poco tempo marciscano.
Quale gioia più triste c'è nel vedere tutto il tuo lavoro e la tua dedizione compiersi in un fiore marcio, un fiore dai colori spenti, che non sopravvive per più di qualche istante?
Perchè tanta fretta? Perchè non rispettare i veri tempi?
Eppure quando credi che ormai sia fatta, quando vedi i boccioli, sai che ci vuole poco, ma veramente poco per vedere un bel fiore.
E tu che fai? Rovini tutto il tuo duro lavoro così?
Smetti di darle da bere, smetti di preoccuparti per lei. Pretendi, imponi, vuoi?
Senza le attenzioni e l'amore, i boccioli non hanno più abbastanza forza per aprirsi, e prima ancora di fiorire marciscono da dentro.
Il fiore così bello che ti aspettavi di vedere non riuscirà a sbocciare, almeno non per questa primavera..
Dovrai tagliarle i boccioli che ormai le fanno solo più male, e aspettare, e ricominciare da capo.
Ripartire dai suoi aculei pungerti, amarla teneramente, curarla e innaffiarla.
Dovrai rifare tutto da capo, con molta pazienza, con molta attenzione, con la speranza che riesca a donarti finalmente il suo fiore, ma non subito. Dovrai aspettare, non qualche giorno, non un mese, ma un nuovo autunno e poi l'inverno, e finalmente un'altra primavera.

Quanto ti costava pazientare un po' la scorsa primavera?