giovedì 29 gennaio 2015

L'Ultima Mezzora - John Coltrane




L'Ultima mezzora sta diventando per me sempre di più un laboratorio nel quale sperimentare la mia vera voce e via far emergere ancora l'entusiasmo nei confronti della radio e della comunicazione. 
Non è facile comunicare quando si è soli davanti al microfono. Così come non è facile ascoltare quando si è in compagnia. Come al solito le questioni chirali e le dualità sono stupefacenti!
Preparare questa puntata non è stato complicato, ma nemmeno troppo semplice, principalmente per la causa che l'ha generata: la svogliatezza e la mancanza di tempo. E' stato facile scegliere tra i temi più semplici che potevo affrontare, ma come al solito non è semplice esporli. Il microfono ti porta sempre davanti all'annosa scelta se falsificare in qualche modo la voce o se far emergere quella vera, senza avere la possibilità di feedback da parte degli ascoltatori, degli interlocutori. Non sai cosa susciterà la tua voce priva di vista e tatto. Non sai se riuscirai ad essere chiaro, e nel momento in cui questi dubbi si insinuano nella voce la lingua tentenna, le labbra balbettano o approssimano delle parole, dei concetti chiari nella mente ma che vengono filtrati dall'imbuto del giudizio su se stessi. E' come essere nudi davanti allo specchio degli interrogatori. Tu sai e non sai se dietro c'è qualcuno. Sai solo che devi essere te stesso per farti scagionare dalle accuse.

La cosa assurda di John Coltrane è la dicotomia tra la sua vita totalmente sbandata e la capacità per niente banale di riordinare le idee all'interno di un pezzo. Certo alcuni suoi pezzi a primo impatto sembrano totalmente randomici, basti pensare a Giant Steps o My favorite things (pezzo non suo, ma grandissimo riarrangiamento) dove il sassofono esplode e proietta i suoi frammenti ovunque, trafiggendo persone e cose, creando il panico per quello che sembra il botto ed il caos. In realtà ad ascoltarli bene sono incredibilmente ordinati, schizzati certo, ma totalmente densi di logica.
Non è affatto una cosa banale, considerando il fatto che una vita sbandata fa sbandare qualsiasi lato che impregna, arte compresa. Il caos ti controlla sempre, perché è così che hai deciso

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